Agli inizi del novecento, la pelliccia, che aveva sofferto un certo calo di popolarità nella seconda parte dell’ottocento, tornò di gran moda e da allora non ha mai subito minima crisi.
Nella “belle époque” la moda utilizzava le pelli per mantelline a campana, giacchette, pellicce complete, in una gamma di qualità, di fogge, di impieghi classici e anticonformisti davvero infinita che si è evoluta man mano con maggior fantasia.
In realtà la pelliccia fin dalla metà ottocento poteva contare su tutta una serie di innovazioni tecniche: Ermellino, zibellino e martora godono, in questo periodo, di gran popolarità (o almeno di gran desiderio). Furoreggia la lontra di mare, si impiega largamente il rat-mousqué ed il lapin, si può dire che fra moda e pellicceria è avvenuto lo storico abbraccio. In questo periodo la pelliccia marcia a suon di colli e bordure, manicotti per signore in particolare di ermellini e martore; si arricchisce l’abito ma si ignora la moda
Vi sono lunghi mantelli che, interpretando la moda dell’epoca, vantano ricami preziosi sia su inserti centinati in cuoio o sul collo, sia direttamente sulla pelliccia. Sono proposti in lontra, karakul, breitschwantz, astrakan e possono essere bordati, a scelta di visone del Canada, chinchillà o zibellino.
Capi di questo genere sono naturalmente rivolti, a quell’epoca ad un élite di signore che costruiscono con pazienza il proprio guardaroba in atelier, consultando i cataloghi più eleganti, interpretano e seguono attentamente la cronaca mondana riccamente illustrata sui giornali di moda dell’epoca, come Les Modes, La Gazette du Bon Ton, Fèmina, Wiener Mode.